C’è solo una cosa peggiore del morire a grappoli, passeggiando sul lungomare una sera d’estate: non sapere il perché. Nei prossimi giorni saremo al solito inzuppati dal diluvio del commentario e la rabbia si dissiperà in smarrimento, impotenza, silenzio interno, interpretazioni sbagliate. Is-Isis è un progetto che: 1) doveva monopolizzare l’islamismo radicale; 2) doveva costruire uno stato islamico tra Iraq e Siria per ragioni geopolitiche d’area; 3) doveva combattere nelle due periferie dell’islam (Asia ed Africa) oltreché nel Maghreb per sostituire governi laici, filo-occidentali, militari con governi islamisti. Il primo obiettivo è ormai raggiunto, il secondo probabilmente non verrà raggiunto, il terzo diventa la nuova priorità. Il nemico principale dell’Isis nel quadrante africano è la Francia per ben note questioni di presenza post-coloniale (Nord-Africa, Ciad, Niger etc.), finalizzata a coltivare il longevo interesse nazionale per quell’area.
La Francia verrà costantemente inseguita dal misterioso camion omicida, alla cui guida c’è
l’Arabia Saudita, ovvero il demiurgo dell’Is-Isis, fino a che non lascerà la presa sul terreno conteso. Onorare i morti di Nizza è dar loro sepoltura non gettando false, distratte ed inutili parole nella fossa, ma ragioni che tentino di dare un senso alla loro fine, oltre alle nostre private, umane lacrime.
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[La nostra analisi che concludeva sulle responsabilità saudite relativamente all’Isis, analisi di quasi due anni fa, si trova -in due puntate- qui e qui. Quella più “politica” e “geopolitica” è la seconda]




