Il nome di questo tentativo di disciplina, porta ad un sorriso benevolo di hybris, addirittura “studiare il mondo”!? Be’ è un fatto obiettivo che esista un mondo e che valga la pensa di studiarlo in sé per sé. Soprattutto dopo ciò che abbiamo detto nella precedente pagina sull’annuncio di una Nuova Era Complessa. Sembrerà anche spropositato e tuttavia il fatto c’è, innegabile. Non abbiamo quindi altro modo di procedere che provare a vedere come essa potrebbe esser fatta.
Nel mio interesse per il mondo come unico sistema, sono partito dalla disciplina geopolitica, una disciplina poco formata teoricamente, giovane poiché di poco più di un secolo, colpita da almeno cinquanta anni di ostracismo epistemico, sebbene oggi in gran lustro, anche troppo. Ma proprio provando a fare analisi geopolitica, mi sono accorto di quanti diversi strati di reale era composta la realtà, sotto tanti quanti diversi sguardi andavano posti i soggetti, le loro interrelazioni interne e reciproche, l’interazione tra questo ambienti ed il contesto, in quali e per quali tempi.
Si è sviluppato così un sistema di analisi M-I-T disciplinare a più lenti. M-I-T sta qui per Multi-Inter-Trans-disciplinare; quindi, la mobilitazione di un apparato conoscitivo fatto da più discipline, ibridate tra loro, attraversate da cultura della complessità e teoria dei sistemi trasversalmente.
Poiché geo-politica si offre già come termine composto da Geografia e Politica, quale era in fondo la sua origine Ottocentesca, dalle due famiglie si doveva partire
| GEOGRAFIA | POLITICA |
Già così si capiva che lo sguardo in questione doveva contemplare dello spazio con umani dentro. Ma entrando nel merito geografico ci si accorgeva di quanti diversi strati esso era composto. C’era ovviamente la geografia fisica: mari, terre, montagne, stretti, isole, continenti e loro bordi, delizia sia della teoria di Mckinder (Pivot) che di quella di Spykman (Rimland). È incredibile il numero di informazioni che si può trarre da una cartina di geografia fisica ed è illuminante la gestalt con cui emergono i grandi dilemmi strategici di spazio.
Ma poi c’era anche la geografia umana perché lo spazio senza gli uomini non ci dice molto del mondo. Qui, si esprimeva soprattutto la demografia, il computo delle masse, le loro dinamiche anagrafiche, di più o meno pronunciata crescita o come accade da ultimi ai Paesi a più storica presenza di stile di vita capitalistico, di inedita decrescita. Delle potenze di prima e seconda fascia, di aree continentali di aree di civiltà. Una direzione questa dell’utilizzo come unità metodologiche delle “civiltà” che percorse soprattutto Toynbee, McNeill, Huntington. Maneggiare “civiltà” non è facile nello studio, a cominciare dalla loro definizione ed individuazione. Dalla demografia, un primo dato di numero-peso-misura necessario a pesare il nostro mondo enigmatico è quindi pesare demograficamente le nostre entità.
| GEOGRAFIA | POLITICA |
| GEOGRAFIA UMANA |
Purtroppo, però, da Einsten in poi, sappiamo che dove c’è spazio c’è tempo. In effetti questi umani che stanno sopra lo spazio geografico e che poi sono il dato più interessante perché alla fine ne dovremmo comprendere la “politica”, sono soggetti al tempo storico. In effetti però, è proprio strano che noi spesso di studi storia con una attenzione relativa alla geografia, marginale. Chi invece vi ha fatto piena attenzione di metodo provando a leggere testi di storia facendoli reagire con contesti geografici, fu la scuola francese delle Annales ed il Maestro qui indiscusso: Fernand Braudel. Il nostro cruscotto gnoseologico si arricchisce quindi di un nuovo sguardo:
| GEOGRAFIA | POLITICA |
| GEOGRAFIA UMANA | |
| GEOSTORIA |
Lo sguardo storico ci dice del passato che però si cumula in fatti, cultura, tradizioni, narrazioni e ciò pesa sulle letture del presente ed i tentativi di indovinarne se non altro i futuri più prossimi. Oggi sono tempi di grande cecità storica, di dimenticanza, di insensibilità al tempo. Siamo confinati nell’istantismo dell’Adesso! Difficile comprendere popoli e civiltà senza lo sguardo storico, direi impossibile.
Ma poi, entrando nel complesso menù dei mondi umani, sempre a valenza geografica, la forse più rilevante opera che portiamo avanti nelle nostre vite: avere comportamenti economici. Dicevamo però, sempre a valenza geografica, cioè dove la geografia segna logica economica e condizioni di possibilità. Un esempio del primo caso fu lo sviluppo metallurgico della Germania alle prese con la sua rivoluzione industriale, un esempio del secondo fu lo sviluppo ad esempio cotoniero di quella anglo-britannica. Questo secondo tratto in storia ci dice però anche che poiché il cotone non nasce nelle isole britanniche, ecco come azione geopolitica e geografia delle risorse naturali, condizionano i corsi economici, spesso lasciati molto più astratti. Ne viene fuori quindi un ulteriore sguardo:
| GEOGRAFIA | POLITICA |
| GEOGRAFIA UMANA | |
| GEOSTORIA | |
| GEOECONOMIA |
… che si declina poi in specifici settori (acque, energia fossile, minerali, cibo).
Anzi, poiché ovviamente anche qui c’è il nastro del tempo, sarà il caso di affiancargli la
| GEOGRAFIA | POLITICA |
| GEOGRAFIA UMANA | |
| GEOSTORIA | |
| GEOECONOMIA | |
| (STORIA ECONOMICA) |
Segnaliamo quindi la storia economica come un di cui necessario e completante l’insieme di sguardi geo-umani. A livello di comprensione del mondo, quantomeno la storia moderna dalla Peste Nera/Quattrocento in poi. In questo periodo, infatti, l’atteggiamento economico europeo occidentale cambia e con esso l’intera storia che gli fa da contesto. Non possiamo cioè inquadrare il controverso concetto di “capitalismo” se non osservandolo comparativamente nel suo prima e nel suo dopo che poi arriva sino a noi. Grandi storici dell’economia come Paul Bairoch, potranno anche liberarci da miti ingombri le nostre immagini di mondo come l’idea della naturalità o efficienza del libero mercato.
Potremmo così constatare di quanti strati sia lievitato il nostro sguardo in modalità M-I-T-disciplinare e di come così si possa almeno confidare su una capacità quadridimensionale di acchiappare fatti e fenomeni. Un certo guadagno, anche se solo probabilistico, di aumentare risoluzione e realismo della cognizione.
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Ci rivolgeremo adesso all’altra colonna dove faremo analoga operazione per la categoria POLITICA.
Politica viene da polis, gr. “città” ma anche comunità giuridica, “stato” diremo con un anacronismo. I greci, che l’hanno battezzata e fondata, si concentravano su quella interna. I romani, invece, su quella estera. Così anche noi, a proposito soprattutto della prima fascia di potenza (USA, Russia, Cina) ma non solo, dovremo acquisire conoscenze di entrambe. Impossibile seguire le capriole geopolitiche dei vari presidenti americani senza conoscere i caratteri delle loro amministrazioni, ma non meno dovremmo fare con i russi ed i cinesi che ci piace immaginare più ordinati e meno plurali. Quanto alla politica estera, certo essenziale nelle letture dei principali attori del mondo, vanno segnalati i rapporti con una disciplina parallela dalla geopolitica:
| GEOGRAFIA | POLITICA Interna – Estera |
| GEOGRAFIA UMANA | REL. INTER’LI – GEOPOLITICA |
| GEOSTORIA | |
| GEOECONOMIA | |
| (STORIA ECONOMICA) |
Quello della REALAZIONI INTERNAZIONALI è un mondo prevalentemente americano. Nata negli anni ‘30 con decisa impronta realista imputata da cultura europea tedesca lì migrata per via del nazismo è oggi semi-monopolizzata dalla scuola liberale. Tuttavia, ha prodotto concetti utili anche alle letture geopolitiche e mondologiche. Lo studio delle RELAZIONI INTERNAZIONALI ovviamente non esenta dal fare altrettanto in GEOPOLITICA con anche la propaggine di (auto)critica culturale.
Se dei vari sistemi giuridici delle potenze ci occuperemo solo e se andremo in dettagli ravvicinanti per qualche motivo d’indagine, senz’altro dovremmo avere invece conoscenza di:
| GEOGRAFIA | POLITICA Interna – Estera |
| GEOGRAFIA UMANA | RELAZIONI INTERNAZIONALI |
| GEOSTORIA | POLEMOLOGIA – STUDI STRATEGICI |
| GEOECONOMIA | |
| (STORIA ECONOMICA) |
Ovvero “fatti e dotazioni militari”. Le potenze si qualificano anche per quelli, quelli sono la “politica condotta con altri mezzi” come diceva von Clausewitz. Dalle dotazioni nucleari alle più tradizionali, alle più recenti tecnologiche, un mondo questo assai opaco ai nostri occhi di poveri analisti indipendenti. Da tenere sempre davanti, lo spending militare mondo offerto sempre con puntualità e precisione dal SIPRI di Stoccolma.
I nostri profili degli attori non sarebbero informativi in maniera decisiva, se non entrassimo anche qui nei fatti economici, finanziari nazionali, d’area e globalizzati. Vale ovviamente anche per le valute nazionali ed i nuovi fenomeni digitali.
| GEOGRAFIA | POLITICA Interna – Estera |
| GEOGRAFIA UMANA | RELAZIONI INTERNAZIONALI |
| GEOSTORIA | POLEMOLOGIA – STUDI STRATEGICI |
| GEOECONOMIA | ECONO-FINANZA-GLOBALIZZAZIONE |
| (STORIA ECONOMICA) |
Grazie a dio i dati pubblici macro sono comunque tanti ed accessibili da World Bank a International Monetary Foud, ma anche banche dati pensate in termini sistemico-complessi.
Oggi poi, uno sguardo specifico va rivolto all’impeto tecnologico. Soprattutto per quanto riguarda Cina ed USA, sia in termini di confronto diretto, che per le reti di alleanze e forniture (dipendenze) che creano. Nonché per meglio valutare gli impatti che tutto ciò avrà su militare ed economico, poi se si vuole, sociale, politico e culturale.
| GEOGRAFIA | POLITICA Interna – Estera |
| GEOGRAFIA UMANA | RELAZIONI INTERNAZIONALI |
| GEOSTORIA | POLEMOLOGIA – STUDI STRATEGICI |
| GEOECONOMIA | ECONO-FINANZA-GLOBALIZZAZIONE |
| (STORIA ECONOMICA) | TECNOLOGIE |
Infine, per completare le nostre visioni del mondo, per ogni area significativa e per le traiettorie di civiltà, sarà il caso di studiare l’affascinante mondo culturale o meglio storico culturale: antiche culture pacifica, cinese, indiana, iranica, turca, russo/slava, araba, africana, latina ed ovviamente euro-anglosassone, antica e contemporanea. Sia per i complessi culturali religiosi (cristianesimo cattolico e protestante, islam, buddismo indo-cinese-giapponese), sia per la più recente cultura pop. Profezie da McDonaldizzazione del mondo si sono verificate come previsto, fenomeni come il k-pop coreano o il cinema indiano e nigeriano invece non erano stati previsti. Le profonde differenze tra le scuole giuridiche islamiche, tra quelle arabe del Golfo (Arabia Saudita e Qatar) o quelle pakistane ed afghane ed il grande islam turco-asiatico-africano sono ancora per lo più ignote a molti analisti occidentali.
| GEOGRAFIA | POLITICA Interna – Estera |
| GEOGRAFIA UMANA | RELAZIONI INTERNAZIONALI |
| GEOSTORIA | POLEMOLOGIA – STUDI STRATEGICI |
| GEOECONOMIA | ECONO-FINANZA-GLOBALIZZAZIONE |
| (STORIA ECONOMICA) | TECNOLOGIE |
| CULTURE |
Arriviamo così ad altri due finali sguardi disciplinari generali, prettamente “mondo”. Il primo è il capitolo eco-ambientale-climatico, assai complesso. Discipline dallo statuto recente per fenomeno che solo di recente abbiamo cominciato a trattare, sono tutte di natura sistemico-complessa, sono tutte foriere di dati e misurazioni dal sensibile impatto emotivo, scientifico, economico e geopolitico.
Ultimo, i nuovi tentativi di scrutare il futuro. Probabilmente inutili penseranno i più data l’impredicibilità per eccesso di variabili intrecciate in maniera non lineare, dello sfuggente fenomeno. Tuttavia, futurologia ed i più recenti Future Studies, sono oggi assunti dall’Onu in giù, negli ambiti mondologici che circondano gli interessi del finanz-capitalismo mondiale e non non solo.
| GEOGRAFIA | POLITICA Interna – Estera |
| GEOGRAFIA UMANA | RELAZIONI INTERNAZIONALI |
| GEOSTORIA | POLEMOLOGIA – STUDI STRATEGICI |
| GEOECONOMIA | ECONO-FINANZA-GLOBALIZZAZIONE |
| (STORIA ECONOMICA) | TECNOLOGIE |
| CULTURE | |
| ECO-AMBIENTE-CLIMATOLOGIA | |
| FUTURE STUDIES | |
Sui Future Studies, dobbiamo dire soprattutto agli scettici, che in fenomenologia della complessità, apprendere ed agire per tempo, farà la differenza. Erano almeno quaranta anni che sapevamo dei rischi climatici, se avessimo spalmato preventivamente certi interventi oggi avremmo una maggiore mitigazione dei fenomeni, non solo, la nostra tardiva ed allarmata presa di coscienza recente rischia di oscillare tra catastrofismo assoluto e riduzione delle soluzioni ad interventi ridicoli e frettolosi, data la poco prospettiva temporale che abbiamo per reagire. Così per i numerosi allarmi già negli anni Novanta per pandemie di virus respiratori. Oggi per il collasso demografico dei paesi avanzati, gli impatti delle nuove tecnologie, l’esplorazione dello spazio.
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Vedrete così come dalla dimensione pur articolata dello sguardo geopolitico, siamo passati a quella che non in altro modo dovremmo cominciare a chiamare una “mondologia”. Si vergogni chi non riesce a capire l’urgenza di costruire questa macrocategoria della conoscenza oggi, quindi.
La questione è ovviamente assai problematica. C’è l’incubo vastità che per un singolo indipendente è già una condanna di inadeguatezza (anche se l’elenco può essere anche solo una guida ad informarsi meglio su alcuni punti critici, l’onniscienza non è di questa terra), ci sono problemi metodologici, di dati, schemi interpretativi, problemi di sintesi spendibili. C’è soprattutto un drammatico dislivello di preparazione tra chi proviene da questo quadro ed i tanti che approcciano fenomeni recenti con una o due lenti di analisi, soprattutto economisti o economisti liberali o neoliberali. C’è una questione di politica della conoscenza tra chi ha potere istituzionale organizzato in think tank ed i singoli cittadini informati (male) e poco formati. Questi secondi vanno su i social e li inondano spesso di discorsi fuori la realtà, aiutando a creare un mondo di apparenza ignorante quanto a discorso pubblico e condiviso. Su questo magma, agiscono le categorie imposte dal mainstream (categorie pre-giudicanti, vere e proprie etichette) e tempeste emotive che confondo ancora di più. C’è una sfida da portare in accademia affinché registri i mutati tempi e necessità, così a gli intellettuali che hanno smesso di riflettere anche sul come riflettono.
Tanto c’è poco da girarci attorno, se volete evitare di esser travolti dalla complessità del mondo, dovrete studiarlo e qui troverete una guida per sviluppare un modo. Magari ne sviluppate un altro e così si fa evoluzione.
]Aprile 2024]
Su un minimo livello di auto-formazione alla geopolitica, tre facili manuali:
>> E. Diodato, Che cos’è la geopolitica, Carocci editore, Roma 2011
>>Insegnare la geopolitica, a cura di C. Giorda e C. Scarpocchi, Carocci editore, Roma, 2010
>> P. Chiantera-Stutte, Il pensiero geopolitico, Carocci editore, Roma 2014
Nonostante il prestigio dell’editore Einaudi, segnalo il K. Doods, Il primo libro di geopolitica, Einaudi, Torino, 2023 come insufficiente.




