TRITTICO MEDIORIENTALE.

Pubblicherò a seguire, ben tre diversi articoli di analisi di ciò che sta succedendo e potrebbe in prospettiva succedere in Medio Oriente, con epicentro Israele Gaza. Purtroppo, essendo la faccenda complessa, non si può far di meno. Complesso non significa perdersi in nuvolaglie di incertezze indeterminate, quella si chiama confusione. Complesso è ricostruire il groviglio di variabili, loro interrelazioni spesso non lineari, dentro relazioni tra vari sistemi e sottosistemi, dentro contesti in evoluzione, per certi tratti di tempo. Buona lettura ai coraggiosi! [I testi provengono da post mattutini sulla mia pagina fb e forse a qualcuno potrebbe interessare il dibattito che spesso ne è scaturito]

LA TERRA PROMESSA (27.03.04). Perché si chiama “geopolitica”? Be’ perché come insegnano le cartine di Luisa Canali su Limes, tutti i discorsi che fai a parole sulla politica, li devi mettere su una cartina geografica, no? Avete presente? Il territorio, le coste, i fiumi, i monti, i laghi… L’ora di geografia era in genere un relax, ma forse vi siete rilassati troppo visto la vasta ignoranza che circola in materia. In più, visto che siete tendenzialmente idealisti, ‘ste brutte robe concrete della realtà, vi impicciano il libero svolazzo e non le amate troppo. Ravvedetevi se volete capire qualcosa del mondo intorno a voi, il mondo si sta muovendo parecchio di recente.

Allora, dovete sapere che sono anni che si coltiva l’idea di creare un Grande Medio Oriente con Israele pacificato con una parte del mondo arabo di area Golfo alle spalle. Per l’area Golfo, l’opportunità di sfociare direttamente sul Mediterraneo evitando i giri del Persico-Mar Rosso-Suez (Iran, pirati somali, Houti, Gibuti, Egitto-Suez), un allaccio strategico all’Europa. Per Israele, il ruolo di Hot Spot, il centro delle nuove reti di collegamento, un bene comune di area da proteggere nell’interesse di tutti. Avete risolto parecchi problemi di stabilità dell’area, per sempre o quasi. In più, immaginate la pioggia di dollari che cadrebbe per anni ed anni su quelle terre avare, manna. Una manna cui resti potrebbero andare anche alla popolazione palestinese, essenziale mano d’opera di costruzione che di mantenimento delle infrastrutture.

Tutto ciò prescinde l’idea della Via del Cotone di cui parlavamo ieri, è una idea precedente, è nella logica geostrategica della zona, è implicita, va solo estratta e portata a compimento. Da tempo un alacre lavoro diplomatico ti ha fatto allacciare relazioni ufficiali con gli Emirati (Bahrein, Kuwait e non ufficialmente ma in pratica Arabia Saudita), ma volendo sei di casa anche a Doha, non “quasi amici” ma conoscenti sì. Dove farete passare le nuove ferrovie? E le stazioni di scambio? E gli impianti di trasformazione? E gli elettrodotti? I gas ed oil dotti? I porti? Le aree logistiche? Gli hotel? Le reti TLC? Che arma avresti per gestire la convivenza con il popolo palestinese dell’area dell’Autorità e Territori? Che cointeressenze avrebbero? Quanto queste cointeressenze ti permetterebbero di manovrarli politicamente con l’impetuoso fiume di dollari cui parte proviene proprio dal mondo arabo alle vostre e loro spalle? Più WB-IMF, finanza anglo-ebraica, ma non solo. E cosa dire dell’immensa area di gas prospicente la costa, area che arriva in Libano, Cipro, Egeo greco meridionale? Non del tutto una alternativa completa ai flussi russi, ma tutto fa. Sarebbe di nuovo una zona di bene comune occidentale a cui gli europei sarebbero chiamati a protezione (e condivisione) attiva. Una garanzia in più ed un problema (e costi) in meno per gli americani nella nuova divisione del lavoro geostrategico “occidentali vs cinesi-russi”.

Be’ dai, roba da trenta e passa anni di sviluppo, piatto ricco mi ci ficco e mi ci ficco da tutto il mondo direi. Benissimo. Ora però hai una serie di problemini, da risolvere prima.

Il rapporto col Libano, stante che in Libano c’è marasma da sempre, siriani e soprattutto Hezbollah. Hezbollah ti sta proprio sulle alture nord sopra il vostro nord, un problema.

ll problema palestinese che è quantomeno quadruplice ovvero a) palestinesi della diaspora larga (soprattutto Giordania); b) i palestinesi arabo israeliani (1,5 mio); c) i palestinesi dei Territori; d) i palestinesi di Gaza. Questi ultimi, i più “rognosi” poiché egemonizzati da Hamas. Un Hamas da ultimo bizzarro visto che ai primi di ottobre ha operato in Israele con accanto pezzi di jihad islamica. Magari tu di salafiti non capisci nulla, ma sappi che è molto strano che Fratelli musulmani se la facciano con jihadisti, molto. Tu , invero, avevi da ultimo provato a dargli chance di lavoro con permesso di uscita-rientrata nel lager di Gaza, sembrava filare tutto liscio, poi però quelli hanno fatto il pezzo da matto.

Gli equilibri arabi tra Paesi del Golfo, Siria, Egitto e soprattutto asse Qatar-Iran. Ma questi se li smazzerebbero gli arabi stessi, sono cose loro, questioni di soldi, flussi, chi sta dentro e quanto, etc. roba da litigare per decenni, ovvio, ma con tanti dollari davanti si litiga meglio.

Geopolitica at large ovvero che rapporti con la presenza russa nel Mediterraneo orientale? Con la Turchia (Fratelli musulmani quando gli fa comodo) che invidia le prospettive del grande bacino gasifero del Levante? Con la presenza militare NATO in area marittima? Con un Egitto nervosino che si vede relativizzata Suez? Con i cinesi a cui pur offrire i punti scambio tra gli arrivi ferroviari da sud e gli attracchi alle nuove navi super container a profondo pescaggio che hanno porto di riferimento al Pireo greco?

Insomma, hai una bella serie di cose da mettere a posto, ma anche un giochino economico-finanziario-geopolitico-militare da leccarsi i baffi per decenni e decenni, tutto nelle tue mani, tutto sulla “tua” terra. Già, la “terra”! Quanto è totalmente “tua” e sotto il tuo pieno controllo? Ne disponi davvero a piacimento? Ti senti sicuro e garantito, puoi offrirti come partner credibile? Perché se non è tutto, almeno un minimo a posto, il giochino neanche inizia, nessuno metterebbe un dollaro dentro un marasma qual è da sempre la tua area. Immagina che stai lì con ruspe, gru e scavatrici a t’arrivano Qassam a pioggia un giorno sì e l’altro pure, non va bene, no. Più qualche pazzo jihadista impaccato di TNT caricato a molla chissà da chi e da dove. Tocca quindi cominciare a mettere a posto, nell’interesse tuo e di tutti i potenziali partner degli sviluppi futuri. La terra è promessa, da sempre, ma ti devi dare da fare per realizzare la promessa in atto e la parola non basta, ci devi andare di azione militare e geopolitica.

Altrimenti? Che prospettive hai? Russi, turchi, egiziani sono nervosetti con te per varie ragioni. Quei maledetti di sciiti a nord sono fastidiosi. Gli iraniani alle loro spalle non ne parliamo proprio, in più quelli sono Persiani mica arabi. Sì, vennero convertiti, ma sempre Persiani son rimasti, facevano “civiltà” quando tu ancora vagheggiavi con le pecore sulle sabbie dei tuoi deserti. Poi hanno dietro anche un po’ i cinesi, a volte i russi, quelli ambiguissimi del Qatar ma straimpaccati di soldi ed ormai cuciti a doppio filo via investimenti con l’Occidente, cartacce. Gli europei chiacchierano ma sai che sono inaffidabili sul piano pratico, militare (che è quello che più ti serve visto che sei un paesucolo di 9 milioni di anime, neanche tutte ebree).Hai un Paese con complesse dinamiche demografiche e composizione etnica, in crescita pompata in modi spicci da trenta anni di importazione coloni neanche tutti ebrei (ucraini, russi, bulgari), ultraortodossi ostinati, fighetti sex-metropolitani da spritz and coca, anche qualche nero africano di cui poi ti sei pentito, ex socialisti critico-pensosi, sionisti e sempre, quella masnada di palestinesi neanche del tutto “arabi” che gli arabi sentono fratelli a livello di popolo, ma non a livello di élite. Oltretutto che si riproducono come conigli. Storicamente laici, qualche volta pure atei o agnostici, levantini, divisi in più bande e tribù in odio reciproco di quanto non fossero ai tempi di Muhammad. E gli americani? Pensi che gli USA potranno proteggerti per altri decenni ora che hanno a che fare coi cinesi e gli asiatici at large, con russi annessi, in tempi di rendimenti di potenza decrescenti e contrattivi per ovvie e non invertibili ragioni?

Dai Davide, aiutati che Dio ti aiuta! Sono tutti (o quasi) con te. Comincia a mettere a posto la tua terra e la promessa diventerà realtà.[La cartina è da me elaborata, contiene dati di fatto ed ipotesi, serve solo a dare l’idea geo-realistica dello scenario.] 

QUANDO SI DEPOSITA LA POLVERE. (28.03.04) [Questo post conclude e conferma quello di ieri che va letto se si vuole comprendere meglio la complessa posta in gioco]. MEE ovvero il principale think tank qatariota di politica regionale (in primo commento il link), finalmente inquadra cosa è successo e sta succedendo a Gaza.

Come riportato in sintesi ad inizio del redazionale: “Gli obiettivi non dichiarati della guerra : uccidere quante più persone possibile, distruggere quante più case ed edifici possibile, restringere la superficie della Striscia e dividerla. Controllare le risorse di gas. Impedire la creazione di uno Stato palestinese; Hamas, gli ostaggi sono questioni marginali.”. Ma come? Hamas, i poveri ostaggi, come “marginali”?

Il sottostante l’immane tragedia che prende i numeri dei morti, feriti, degli ostaggi, dei penosi casi umani, dell’ingiustizia senza giudice, dell’orrore e dell’ignominia, del più o meno genocidio, del silenzio di un mondo e la rabbia dell’altro, era ed è un semplice obiettivo di cancellazione della presenza palestinese a Gaza.

Cancellazione fisica, umana e materiale. Dimezzarne ed oltre la popolazione, relegarla a sud, fargli deserto attorno, renderla una enclave di nessun conto da dare all’Autorità, gli arabi e l’ONU per decenni di caritatevole assistenza, con più o meno Hamas dentro poco importa. Una San Marino palestinese senza statuto giuridico, 500-700 mila anime.

Oggi rimangono ancora forse 1,3 milioni di palestinesi schiacciati a Rafah. Se nei prossimi giorni, alle trattative dietro le quinte, i compiacenti e silenziosi “partner in crime” arabi prometteranno a Tel Aviv di prenderne un’altra metà, si potrà chiudere la prima fase della partita. Come promesso da Bibi due giorni dopo l’attacco di Hamas ad un incontro con sindaci di paesi circostanti Gaza: “La risposta di Israele all’attacco di Hamas da Gaza -cambierà il Medio Oriente-“.

Il bello o l’ennesimo brutto di tutta questa storia è che lo si sapeva. Io lo scrissi il 21 ottobre, cinque mesi fa. Netanyahu col suo faccione da mago birichino, era andato all’ONU con tanto di cartina e pennarello a mostrare fiero la novità di una nuova natività ed esplicite cartine truccate (link nel secondo commento). Il Nuovo Medio Oriente, senza più alcuna ambigua traccia di territorio potenzialmente base per l’ennesima, inutile discussione su i “due Stati”, un unico spazio di possesso della terra promessa, da offrire al nuovo piano illustrato nel post di ieri. Ma erano due settimane -prima- l’attacco di Hamas.

E’ da tempo che Israele ha riallacciato legami diplomatici con Emirati, Bahrein, Kuwait, Oman, i junior partner dell’Arabia Saudita che però stava per firmare anche lei il nuovo patto, già due settimane prima l’attentato di Hamas. Questo sviluppo proviene dagli Accordi di Abramo prima che dalle promesse della Nuova Via del Cotone. Le strategie hanno lungo corso, qui non s’improvvisa niente.

L’unica cosa che s’improvvisa è la nostra attenzione. Come in un gioco di prestigio, mentre il Mago ci faceva inorridire davanti la strage umanitaria, sotto sotto desertificava lo spazio umano di Gaza, faceva scappare già un milione di persone, riduceva, tagliava, rendeva irreversibile lo svuotamento.

E la regia dell’informazione subito pronta ad intrattenerci con il Teatro dei Pupi, Hamas col randello (disumano), il diritto di Vendetta (umano, troppo umano), citazioni della Torah, tutti i giorni un “sì stanno trattando gli ostaggi”, “ci sono colloqui speranzosi” anzi no. Antisemita! Nazista! Teatro. Noi non c’eravamo prima, avevamo l’Ucraina, la Cina, le bollette, l’ASL, nonno che sta male e non ci saremo dopo perché quando cade la polvere ed inizierà la politica, avremo altro a cui pensare.

Così va il mondo. Assistiamo come spettatori alla Grande Transizione della nuova era complessa, ma solo quando ci scappa il morto, scoppia la bomba, sta per partire la bomba atomica, anzi no. però quasi. E vai a improvvisati lettori del mondo riciclati dall’economia, dalla pandemia, dalla critica alla nuova paranoia verde, ora esperti di Terza Guerra Mondiale a pezzi. Quelli a paga della Narrazione Ufficiale e quelli critico-critici che gli vanno pure appresso ma si si sentono più svegli. Timore e tremore, brivido di stare nella storia osservandola dalla finestra elettronica per giudicarla, esecrarla, commuoversi, baruffare a favore dei diritti dell’uno o dell’altro dei contendenti. Il mio gallo messicano contro il tuo ed i più sensibili a piangere le povere bestie nel tripudio di strepiti e penne che svolazzano.

Che ci faceva Jihad islamica con Hamas nell’azione del 7 ottobre? Chi di Hamas se l’è fatta infilare trasformando l’operazione “prendi ostaggi da dare in cambio prigionieri” nella macelleria messicana en plain air a cui non si poteva che dare “vendetta tremenda vendetta”? Come mai Iran ed Hezbollah hanno mostrato di non saperne niente sin dai primi momenti dopo l’attentato, perché in effetti non ne sapevano niente? Non erano gli sponsor?

Perché nessuno è rimasto di sasso o s’è rotolato dalle risate quando Bibi ha ammesso che loro proprie niente ne sapevano della preparazione degli attentati in uno spazio grande come la provincia di Spoleto con dentro 2,3 milioni di anime ed i servizi segreti del Paese tra i più potenti al mondo che andavano a fare interviste su i media di mezzo mondo ad ammettere il loro poco credibile “epic fail”? Dopo decenni di costruzione del loro mito pubblico di efficienza. E meno male che sono servizi “segreti”. Giravano 2000 Qassam lunghi due metri ma nessuno ne sapeva niente, deltaplani, almeno 2000 uomini coinvolti, sì ma “in gran segreto”. Avranno fatto le esercitazioni in cameretta, in calzini e trattenendo il fiato. Ma ci prendono proprio per scemi … sì perché in buona parte lo siamo.

Poi cosa sapessero, chi, facendo finta di non capire o avendo info tagliate, non sta a me dirlo, non faccio l’investigatore di complotti. La strana presenza jihadista, invece, fa più pensare a qualche servizio arabo in vena di voglia di far deragliare l’operazione.

Il nostro non è un regime democratico, fateci pace. Non c’è demos che gestisce o controlla la polis, quella di casa e quella mondo. Avete tutti troppo da fare, non avete tempo, c’è da passare giorni e giorni, anni, per dragare l’immane flusso di problemi, conoscenze, storie, fatti, segreti che ti fanno leggere la vera scrittura del romanzo del mondo in svolgimento. Leggere ed interpretare che non è proprio facile. Sempre che nervi ed intestini vi reggano. Vi invitano solo al quarto d’ora più Netflix, il resto rimane in ombra. Non dovete sapere, non dovete pensare, non dovete giudicare se non quello che decidono di darvi in pasto all’ora di cena. Il momento delle Grandi Emozioni, il più brividoso.

O cominciano a rivendicare meno ore di lavoro e più tempo umano per partecipare al cambiamento necessario del mondo, studiando, conoscendo, dibattendo, approfondendo, agendo politicamente, rivendicando il nostro diritto e dovere di decisione della società di cui siamo soci naturali per diritti biologici di nascita (toh, la biopolitica nel suo senso proprio!) o il mondo cambierà senza di noi e com’è facile predire, contro di noi.

Lo capiremo solo dopo, a cose fatte, quando la povere si poserà, quando è troppo tardi. O ci mettiamo a ripristinare livelli minimi di democrazia (non certo quella tele-parlamentare a quattro anni tra un voto di delega assoluta e l’altro) o andrà come è sempre andata, ovunque, negli ultimi cinquemila anni: Pochi governeranno le vite dei Molti. Sempre che non le sacrifichino incontrando i tanti “there is no alternative” che aspettano il percorso da paura dei prossimi trenta anni. Ma con un sorriso ed un marker pen in mano.

IL PROBLEMA DEI TRE CORPI. (29.03.04) L’area di lettura critica del mondo che vedo esprimersi di recente sui fatti di Gaza e Palestina, ha una scotomizzazione, un punto cieco, considera raramente il terzo attore della situazione: il mondo delle monarchie del Golfo.

Lo fa perché a livello categoriale, sa inquadrare Israele ed ancor meglio gli Stati Uniti d’Ameria, ne ha anzi forti sentimenti contrari, ma non sa come inquadrare questo terzo soggetto e non lo conosce, non ne conosce potenza ed intenzioni.

Apparentemente, un esercito di giovani uomini plurilingue, sofisticati nello stile di vita, tutti intonacati, con o senza barba, che sprigionano dollari dalle maniche, allevati nei college ed università americane ed inglesi, ma da esse autonomi. Gli agenti di un piano delle nuove generazioni che si sono rese improvvisamente conto che le riserve cadono, il clima verso le fossili rimane ben intonato a business ma sempre peggio in considerazione e prospezione futura, mentre vivono in una scatola di sabbia. A parte chi ha il più grande giacimento di gas naturale al mondo che è il Qatar, i petroliferi hanno -in molti casi- margini sempre più stretti.

La reazione a questa presa di coscienza che inverte il flusso storico della zona, da sempre ascensionale, è stata un preciso piano condiviso di posizionamento geostrategico mondiale: un hub.

Hub sono ad esempio l’aeroporto di Francoforte, lì dove in una rete c’è un punto più denso degli altri in termini di scambi e passaggi. L’hub arabo golfista è al centro delle relazioni tra Asia, Africa ed Europa. Emirati e Arabia Saudita sono entrambe entrate nei NewBRICS (con l’Egitto), portati dentro a forza dall’India ma certo con beneplacito ed altrettanta simpatia ed interesse dalla Cina (e Russia) e si tenga conto che la monarchia emiratina e quella saudita sono parenti e vanno considerate strategicamente un attore coordinato unico. Aggregando il Pil delle monarchie del Golfo, si ha il Pil della Russia.

Sono molto liquidi in termini di potenzialità di investimento e vogliono comprare cose che li facciano crescere per darsi un futuro. Abbiamo visto i mondiali in Qatar, li vorrebbero rifare i sauditi. L’Arabia Saudita è in uno sforzo auto-poietico di auto-modernizzazione ed internazionalizzazione che a livello di turismo, business, cultura, fa paura. Per non parlare dello sviluppo high tech, digitale, farmaceutico, elettronico, solare, biomasse, eolico, culture idroponiche, agricoltura dalla sabbia. Gli emiratini hanno sonde nell’atmosfera di Marte. Hanno il quinto aeroporto più trafficato al mondo, Emirates è quarta per tratte internazionali, tolta Singapore Airlines, hanno il monopolio della business/Prima del traffico aereo mondiale, se non in quantità, in qualità. Roba da 15.000 US$ a poltrona.

Geostrategicamente, l’area si offre all’interconnessione tra Asia, Africa ed Europa, sta in mezzo come una piazza naturale. I giovani rampanti del Golfo non hanno alternative, o rilanciano alla grande o periscono scomparendo nella sabbia e dalla storia.

Emirati con sauditi sono in Yemen da anni ed i primi con più ferocia dei secondi che militarmente sono un po’ tonti, del resto sono tutti straricchi, non ne trovi tanti che si divertono a volare con sotto il culo missili houti che fischiano. Il loro coinvolgimento nel terrorismo salafita e wahhabita, di lungo corso, è decisamente sofisticato strategicamente e spazia dall’islam asiatico a quello africano, anche del Sahel. Poco noto forse qui da noi ma il 90% dei morti ed attentati jihadisti è musulmano, non occidentale. Lo jihadismo è uno strumento di egemonia del Grande Islam di cui gli arabi sono solo una stretta minoranza. Hanno egemonia in certe zone dell’Africa tramite religione, madrase, investimenti, armi. Fanno grande business con asiatici in e di tutte le forme. Qatar, Emirati ed AS hanno per grande parte popolazione asiatica, loro sono meno del 10% del loro stesso Paese (Qatar, Emirati). Investono in Europa e ci comprano a pezzi nei loro shopping favolosi.

Le monarchie del Golfo odiano Hamas. Hamas è Fratellanza musulmana, organizzazione laico-religiosa sunnita di intento salafita, antimonarchica per definizione, tipo BR vs DC. Come puri arabi, non amano neanche i palestinesi in generale. Le loro opinioni pubbliche invece, le loro ma anche quelle “arabe” più a cerchio largo verso le quali hanno egemonia informativa (al Jazeera, al Arabya), palpitano per i destini dei fratelli palestinesi, martiri per una tradizione che ha forte la figura simbolica del martirio. Se davvero hanno intenzione di incastonarsi Israele per fare il piano di sbarco sulle coste mediterranee come pare, il loro desiderio di cacciare i gazesi ed Hamas è almeno pari a quello israeliano. Se scendente ai dettagli, non si prepara una alleanza ebraico-araba, si programma un sistema con interdipendenze e cointeressenze strutturali, quelle che legano per interesse duro, da cui non è facile sciogliersi.

Arabia Saudita è secondo acquirente d’armi al mondo e Qatar terzo, Israele è decimo produttore-esportatore, a livelli molto high tech che ai ragazzoni arabi piace molto. Del resto, tutti quei jihadisti che sciamano su nuovi pick up Toyota in giro per il mondo, costano in armi parecchio.

Abbiamo detto che l’area va considerata un unico sistema con l’AS guardiana di Mecca e Medina come Sole centrale, Kuwait, Bahrein (monarchia parente di quella al Saud), sette Emirati come lune, Qatar pianeta staccato ed Oman ancora più eccentrico. Ma il sistema è binario perché si porta appresso l’Egitto. Certo, strano che l’irrilevante peso demografico arabo golfista riesca ad esercitare tale gravità sulla massa egiziana, eppure per varie ragioni è così. Tale aggregato ormai da tempo in via di fusione interna, punta a relazioni equilibrate e pacifiche con la Turchia, sebbene lì intervengano altre complesse ruggini storiche (che inquietano più Erdogan che gli arabi).

Soprattutto, tale costellazione, è per certi versi obbligata a trovare un equilibrio con l’Iran. Da parecchio tempo, AS ed Iran hanno ripreso a parlarsi, ma forse non solo a parlarsi. Impossibile portare avanti il progetto neo-ultramoderno golfista con attrito intorno. Per questo nelle ultime riunioni BRICS, se l’India li ha spinti dentro, la Cina ha imposto l’Iran. Così, forse più AS che Emirati, hanno fatto anche scendere la tensione in Yemen con gli Houti. Per altro, Russia, India, Cina, hanno tutte interesse positivo a questa pacificazione per quanto sarà a lungo sospettosa, arabi e persiani è una storia ben più complicata che arabi ed ebrei.

Segnalo che Qatar, ultrasunnita e sponsor primo di Hamas e della causa palestinese, è amico di fatto dell’Iran sciita, ad esso legato oltreché dalla geografia persica, dal condominio di possesso e sfruttamento dell’enorme giacimento gasifero del Persico, il più grande del mondo.

Di fatto, eccovi un POLO nella famosa nuova logica del mondo multipolare. Mi occupai di mondo multipolare editando un libro ormai sette anni fa, forse ne dovrei scrivere un altro visto che molti sembrano non capire questa nuova logica. Mi andasse… Comunque, più di ogni altro, questo nuovo polo punta all’indipendenza strategica anche tramite “bilanciamento”, poggiarsi un po’ qui (BRICS) ed un po’ là (USA-EU ma non NATO), amici di tutti, affari con tutti.

Saudi Vision 2030 è la bibbia strategica del progetto, conversione dal fossile ai servizi, conoscenza, turismo e soprattutto hi-hi-tech. Parchi tematici, ricca neo-archeologia, smart city, solare. Siamo i loro secondi fornitori europei ci amano. La nostra moda impera e spopola. A Doha siamo di casa, ma non meno ad Abu Dhabi e Dubai, milanesi a pacchi, ristoranti, speculazione immobiliare. Di fatto, gli Emirati sono un paradiso fiscale ufficialmente in black list, ma basta non guardarla ed i soldi viaggiano lo stesso. I soldi da lì ad Israele, andata e ritorno, viaggiano spediti da almeno tre anni.

Lo so, avete una vocina dentro che vi dice: “si vabbe’ ma popolo-élite”? “dov’è la lotta di classe”? socialismo? Democrazia liberale? Diritti civili? Dollaro? Ancora con la “religione”? E le donne? Ma son tutti ultracapitalisti patriarcali? (mah, pare che alcuni siano anche cripto-gay, coraggio). Sbagliate a sovraimporre categorie del nostro mondo e concezione del mondo ad altro mondo di sua propria concezione e per altro lunghissima e gloriosa storia: l’islam arabo inventato da Muhammad nel VII secolo d.C..

Muhammad fece di tribù mercantili periferiche un popolo con la parola di Dio, l’ultima da esso pronunciata dettando mentalmente al Profeta quello che poi diventerà il Corano. Gli ebrei sembravano non aver capito bene, i cristiani peggio mi sento con quel pasticcio del Cristo mezzo profeta (si) e mezzo divino (no), doveva dire le cose ultime una volta per tutte a scanso di interpretazioni, dal 1100 è vietato interpretare i Corano. Non un profeta che dice di aver parlato con Dio, il suo diretto megafono. Per questo il Corano non va tradotto ed è un libro divino, non sacro, è la parola di Dio espressa in arabo e non va tradotta, che traduci Dio? Da cui la nota suscettibilità quando glielo tocchi, non è come la Torah o la Bibbia. Gente che in pochi anni tracima dal deserto e costruisce un impero che va dal Marocco (Spagna, Balcani) all’Indonesia. A volte con la spada, a volte solo con la parola dei mercanti e come mercanti non sono affatto secondi agli ebrei con cui hanno addirittura in comune una genetica religiosa molto forte, nonché secoli di convivenza senza problemi. Se abbiamo ricevuto in eredità Aristotele ed anche buona parte di Platone è merito loro, non memo per neoplatonismo e tradizione ermetica-caldea. Così per l’algebra, i numeri, la cosmologia, molta medicina e molto altro, tra cui gli scambi di civiltà con l’Asia e la Cina antica (seta, carta polvere da sparo etc).

Quanto al successo della loro sola “parola” per le conversioni, tenete conto che dentro, il Corano ha due parti. Quella c.d. meccana è puro monoteismo teologico, ecumenico, salvifico, terapeutico. Sharia e guerre sante stanno nella parte medinese. La parola convertente è quella della prima parte, poi però una volta che ci sei cascato dentro, arriva il regolamento del club dei sottomessi a Dio.

Ora, quanto detto sul Patto di Abramo (Trump) e Via del Cotone (Biden), che a molti è suonato un po’ troppo ambizioso e poco credibile, va riletto alla luce di questi fatti. Quella strategia non è né americana, né cinese, né ebraica, è araba. Gli americani la sfruttano per dire ai cinesi “… e poi quando arrivate lì con la vostra Via della Seta, sappiate che la stazione terminale è anche amica nostra” e ce la danno a noi europei come partner commerciale, industriale, energetico per compensarci dei divieti coi russi e poi quelli intermittenti coi cinesi. Cinesi che potrebbero anche pragmaticamente prender atto che per arrivare all’Europa meridionale, dovranno passare la loro intermediazione (com’è sempre storicamente dato) e che più si allontanano dall’Asia, più debbono fare compromessi di convivenza.

Si diceva del concetto di strategia nell’intervista col Gabellini. Capisco che apprendere che c’è gente che fa quei piani suoni strano a molti di noi che non programmano neanche il week end. Viene da augurargli di andarsene in malora con tutta la loro presunzione prometeica. Tuttavia, sarà antipatico farlo notare, se il mondo è fatto da élite compatte ed organizzate che soverchiano singoli comuni mortali, è perché i primi conoscono e fanno piani sul mondo per cercare di manipolarlo a loro favore e noi no, noi siamo il mondo che manipolano.

Eccoci chiarito perché i gazesi debbono andarsene dalla Palestina e con loro Hamas. Perché non puoi fare cantieri e lavori con il disturbo di Hamas. Crollerebbero le azioni delle imprese coinvolte, i progetti non sarebbero co-finanziati da WB-IMF, tutto finirebbe come al solito da quelle parti nel solito bordello tribale di tutti contro tutti. Per questo Israele impedisce che UNRWA porti aiuti a gruppi di disgraziati che si sono rifugiati tra le macerie del nord di Gaza e sono innocui. Perché se ne debbono andare via, andare da alta parte, disperdersi. Di contro, quello stesso spazio disponibile per progetti di collegamento potrebbe davvero ospitare un ferrovia che colleghi i luoghi santi dell’islam al Mediterraneo orientale. Sono 8 milioni i musulmani balcanici pronti ad usarla per il doveroso e tradizionale pellegrinaggio (haijj), scendono loro, salgono gli arabi aumentando la loro penetrazione egemonica, più di quanto già non facciano col sistema delle moschee. Poiché prima devi costruirla, ecco nonna Tamar di Jerico. Al posto di vedere i suoi cinque nipoti maschi carcerati o mutilati per aver fiondato sassi ad al Aqsa o peggio, eccola felice di invitarli la domenica coi nipotini per una bella festa, ora lavorano, si sono sposati, hanno fatto figli ma adesso hanno progetti. A quel punto, sarà la comunità dei palestinesi stessi che difenderà la stabilità del territorio, il territorio diventa “bene comune”, risparmi in polizia e tensioni, stabilizzi.

Lo so è un mondo nuovo che spesso fatichiamo a conoscere, comprendere ed ancorpiù a giudicare. Ma è il mondo, quello reale e concreto, non quello che avete in testa. Urge che sostituiate quello che avete in testa con quello reale e ci facciate i conti perché una cosa quella gente sa fare bene: contare. Fino ad oggi i soldi, da oggi in poi come peso geopolitico e geostrategico del nostro nuovo Grande Mondo Complesso.

Perdonatemi la solita punta polemica. Potrebbe qualcuno evitare di venire a spiegarmi che le mie analisi sono da ultimo poco complesse? Non sono il guru della complessità, non esiste né può esistere un personaggio del genere, è contro la natura del concetto stesso. In più, tra me ed un guru passa la simpatia che c’è tra un interista ed uno juventino. Tuttavia, la studio a vari livelli da venti anni. Sempre pronto ad imparare, ma assicurateci di aver qualcosa da insegnare prima di imbracciare la matitina rossa e blu.

Con ciò, spero di aver finito il trittico descrittivo ed analitico sulla questione Israele-Palestina. Grazie per la vostra attenzione e anche per le interazioni avute in questi giorni. State dimostrando che i cervelli non sono tutti morti, c’è vita nella mente social e finché c’è vita, c’è speranza ed Ernst Bloch ci sorride dai cieli benevolo verso la nostra umanità ostinata.

Continuiamo a sperare in un mondo migliore ma, come dire, damose anche un po’ da fa’, la manna non cade dal Cielo, manco lì. 

ADD: UN BREVE COMMENTO VIDEO (28.03.04) Si sono fatte due chiacchiere su i temi dei due post recentemente da me pubblicati, con G. Gabellini per sua testata IL CONTESTO. Fino a 6:35 mi sentite ma non mi vedete, poi appaio in video. Sono 26:00 minuti tutto. https://www.youtube.com/watch?v=QZ9BqhqI3CQ

>> https://www.sinistrainrete.info/geopolitica/27783-pierluigi-fagan-trittico-mediorientale.html

Informazioni su pierluigi fagan

64 anni, sposato con: http://artforhousewives.wordpress.com/, due figli, un gatto. Professionista ed imprenditore per 23 anni. Negli ultimi venti e più anni ritirato a "confuciana vita di studio", svolge attività di ricerca multi-inter-transdisciplinare da indipendente. Il tema del blog è la complessità, nella sua accezione più ampia: sociale, economica, politica e geopolitica, culturale e filosofica. Nel 2017 ha pubblicato il libro: Verso un mondo multipolare, Fazi editore. Ogni tanto commenta notizie di politica internazionale su i principali media oltre ad esser ripubblicato su diverse testate on line. Fa parte dello staff che organizza l'annuale Festival della Complessità e pubblica su specifiche riviste di sistemica. Tiene regolarmente conferenze su i suoi temi di studio, in particolare sull'argomento "Mondo e complessità". Nel 2021 è uscito un suo contributo nel libro collettivo "Dopo il neoliberalismo. Indagine collettiva sul futuro" a cura di Carlo Formenti, Meltemi Editore. A seguire: "Europa al bivio. Tra radici e sfide" a cura di Vincenzo Costa, Marcianum press, 2024 Venezia e "L'era multipolare: competizione o cooperazione" a cura di Gabriele Germani, La Città del Sole, 2024, Napoli.
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11 risposte a TRITTICO MEDIORIENTALE.

  1. Gabriele ha detto:

    Grazie Fagan, il Trittico dovrebbe essere letto da quante più persone possibile. È di una chiarezza assoluta. Credo che le sia costato parecchia fatica e quindi parecchio lavoro. Grazie ancora, Gabriele Savioli

    • pierluigi fagan ha detto:

      I tre testi sono stati scritti nell’arco di due-tre ore cadauno, nei tre presti mattini dei giorni in cui sono stati pubblicati. E’ l’accumulo precedente di informazioni e conoscenze che porta via tempo. Grazie comunque del riconoscimento.

  2. antonio martiradonna ha detto:

    Ma come fa a dire tutte queste cose? Da cosa le deduce? Quali profonde e segrete conoscenze ha ? Ma non è tutto mutevole a cominciare da situazioni geopolitiche e strategie messe in atto dai singoli attori di cui lei parla ? La situazione non è statica nel mondo musulmano ma varia di continuo . O no ? E’ difficile prevedere un riavvicinamento tra S.A. e Iran, dopo secoli di profonde divisioni ; sunniti contro sciiti . Mi illumini .

    • pierluigi fagan ha detto:

      Le cose riportate sono basate su informazioni pubbliche disponibili a tutti coloro che fanno ricerca su questi temi e dinamiche. Un solo esempio relativamente recente? https://www.affarinternazionali.it/arabia-saudita-iran-un-accordo-ancora-tutto-da-scrivere/. Ma sono colloqui che vanno avanti da più tempo, anche senza mediazione cinese. Sono processi realistici, basati sull’interesse e la dura concretezza razionale. La sua domanda lascia un po’ interdetti. Lei come pensa vada il mondo? Con le semplificazioni ammannite dal servizio informativo generale? Quella è la versione fumetto delle realtà per chi non ha tempo di approfondire la realtà stessa. Le stagioni “ideologiche” sono costose e bisogna potersele permettere, poi arrivano stagioni o treni di opportunità che bisogna cercare di cogliere con senso pratico. Credo da quelle parti siano in una di queste fasi. Si muovono matasse di interessi, sia tra gli attori coinvolti (Iran, AS, Qatar, Egitto etc.), sia tra le potenze interessate a stabilizzare l’area (Cina, India, Russia, Asia più in generale). Come ha detto lei, la situazione è dinamica, la segua, s’informi meglio.

      • antonio martiradonna ha detto:

        Egr. professore Pierluigi Fagan, sono anni che la seguo . La lettura dei suoi articoli mi pone alcune difficoltà . Ci tengo a farle sapere che il sottoscritto ha svolto le sue attività lavorative per circa 35 anni nel settore del petrolio , sia nel trasporto che nella progettazione e costruzione di raffinerie , petrolchimici, centrali elettriche e gasdotti , oleodotti . E sa dove ? Quasi tutti in medio Oriente ; Iran, Iraq , Abu Dhabi , Dubai , Giordania , Qatar , Egitto , Arabia Saudita , Libia e Algeria . Oltre che in Africa atlantica , Nigeria . e Congo . Conosco bene quei posti e , sopratutto quei popoli, per averci vissuto per anni e non come turista che ,per quanto lunga sia la permanenza in una capitale mediorientale, non capisce nulla . Mi sono ritrovato a subire gli otto anni della guerra Iran – Iraq , 1980 – 1988 , nei cantieri di Baiji , vicino a Tikrit , il paese natale di Saddam Hussein, sul quale gli aerei iraniani venivano a sganciare le loro bombe , Facevo parte della direzione lavori di grosse società italiane, ; un uomo di superiore valore umano e di grande intuizione imprenditoriale è stato in Italia nel dopoguerra il buon Enrico Mattei . Grazie a lui il nostro paese si è fatto conoscere ovunque e siamo stati apprezzati per le nostre capacità riconosciuteci . Ha creato l’ENI , che i dc non volevano . Abbiamo costruito grandi opere , tra cui un oleodotto di 1600 Km in Arabia Saudita che era di proprietà di Saddam Hussein . Pagava le royalties ai sauditi , e il terminale di questo lungo tubo era a Yambu in mar Rosso , porto saudita : poi Saddam ha invaso il Kuwhait e io ero nella quarta centrale di compressione in pieno deserto saudita . Sa perchè il dittatore iracheno ha costruito questo oleodotto? Perchè nella guerra combattuta sopratutto nello Shatt- el Arab , il congiungimento dei fiumi Tigri ed Eufrate , i due nemici si sparavano e si distruggevano a vicenda le strutture petrolifere di Bassora e di Khorramshar e Abadan in Persia , distanti tra loro pochi KM . Con l’oleodotto , che partiva da Bassora , aggirava il Kuwait e attraversava la Saudi Arabia , lui era al sicuro . Ok? Ha fatto un grosso accordo con i Sauditi, sebbene tra loro non scorresse buon sangue . Le tecniche petrolifere sviluppate dagli occidentali , anzi , meglio , dagli americani ( mettiamocelo in testa che solo gli americani hanno creato e diffuso l’industria petrolifera ) ha permesso di perforare non solo pozzi perfettamente verticali ma anche pozzi direzionati in una direzione obliqua o con tratti ora verticali e ora orizzontali , per permettere di andare a succhiare grezzo anche a qualche KM di distanza dalla posizione della trivella. In tal modo posso estrarre petrolio anche oltre confine , ovvero il grezzo di un altro paese . IL giacimento può essere esteso da una parte e dall’altra di un confine nazionale , ma sotto le rocce i confini non si vedono . Saddam Hussein sapeva di questa tecnica ed era a conoscenza delle ruberie che i filibustieri delle compagnie occidentali facevano in Kuwait ed ecco che ha invaso il piccolo Kuwait . A parte il fatto che era cosciente del fatto che il Kuwait era uno staterello artificiale , creato con tratti di penna prima della prima guerra mondiale dai plenipotenziari franco -inglesi Sikes- Picot che divisero le sfere di influenza dei territori del vecchio impero ottomano che stava lì per crollare tra Francia e Inghilterra . Ma queste cose professore lei le sa bene . Mi sono risentito quando lei mi chiede ; come va il Mondo ? Certo che so come va il mondo ; gli occidentali . politici , politologi , filosofi , saggisti esperti di relazioni internazionali discettano di continuo di strategie politico- finanziarie , di ingerenze di uno stato negli affari di un altro stato , di minacce ecc, di armamenti e/o di riarmi , ma non mettono in evidenza una deduzione che per me è lapalissiana , avendo vissuto, parlato , scambiato opinioni e saperi tra me e gli interlocutori orientali , in franche discussioni per me , talvolta pericolose o azzardate , perchè guai a contraddire le loro ferme convinzioni su politica e religione , che gli orientali non hanno la pur piccola idea di DEMOCRAZIA , non sanno cos’è e non la vogliono . Tutti gli orientali , a partire dai confini europei ( di qua Polonia , Bulgaria , Romania ; di là Russia , si per me i russi sono più vicini agli asiatici , per secoli dominati dai turco-mongoli, dagli Unni e da altre popolazioni nomadi o seminomadi ; i nomadi sono tutti guerrieri, invasori e rapinatori ) le repubbliche ex sovietiche dall’Asia centrale e tutti i popoli fino all’estremo est della Russia non hanno la democrazia nel loro DNA , a loro sta bene essere dominati da un Khan o da un satrapo . Del resto la storia ci descrive esattamente la parabola evolutiva dei popoli orientali , dittature e autocrazie . A me fa ridere che vien detto dell’India ” La più grande democrazia del mondo ” , forse perchè sono un miliardo ? E quindi numerosi ? Ma fatemi il piacere ! Un paese dove la popolazione è suddivisa in caste secolari e indistruttibili non è una democrazia . Molti popoli della LIBERTA’ non sanno cosa farsene , perchè essa presuppone di fare libere scelte , di camminare con i propri piedi e di prendersi responsabilità . Gli operai delle ditte di montaggio che lavoravano per noi in Medio Oriente erano tutti musulmani di stretta osservanza e nel pomeriggio verso le 15 / le 16 interrompevano il lavoro per la preghiera , si prendevano più di un’ora di tempo : Cercavano un cartone o un a tavola di legno su cui inginocchiarsi , poi l’acqua per lavarsi dietro le orecchie ed anche i genitali ; infine si orientavano verso la Mecca e pregavano . Io chiedevo loro ; perchè non preghi nell’intervallo mensa , c’è un’ora e mezza e tu sei libero di pregare senza interrompere il lavoro . No, giammai , non si può , Maometto ha stabilito che una delle cinque preghiere deve essere nel pomeriggio . E questa è l’ora giusta. Oltre a quella delle cinque del mattino, . Ora ditemi come si può far modernizzare delle nazioni cosi sottomesse dal potere politico dell’Emiro o del dittatore di turno così ammantato dal vessillo della RELIGIONE Monoteista di Allha ? Saluti

      • pierluigi fagan ha detto:

        1. Grazie per il suo articolato intervento; 2) ho lavorato anni con Agip Petroli, ma anche Mineraria ed Int’le anche e poi ENI (purtroppo sono stato capo-progetto per il pool di consulenti esterni delle quattro trance di privatizzazione Ciampi-Draghi). Lei non sa il profondo rispetto per la conoscenza di mondo e serietà di quella gente, che fosse operaia o ingegnere, neanche italiani come modo di essere nel mondo o forse sì, ma è che gli altri ci vanno poco nel mondo. Gente davvero seria, grandi palle. Mi hanno spostato la Micoperi il 15 agosto da Marghera perché ci serviva per uno spot, cose faraoniche con professionalità altissime; 3) quello che dice sulla democrazia dei vari mondi mi trova per lo più d’accordo. Ultimo, non sono professore. La mia domanda sulla sua conoscenza di mondo non poteva ricevere miglior risposta, mi scusi se sembrava arrogante, forse lo era.

  3. marterlun ha detto:

    Ho una visione, il rapporto tra persiani e arabi stritolerà quel grumo, coacervo acerbo degli ebrei, dei sionisti di uno stato che è un’escrescenza in una terra che non li vuole, non li accetta e li odia. La loro supponenza è limitata dalla caduta dei valori della Tradizione e che sarà la loro tomba dolente o nolente. In quelle terre sono accettate solo gli ebrei con il codino e non quelle genti spurie che vengono dall’Ucraina, Bulgaria, Russia che non hanno ne sapore ne odore come è sempre stato nelle centinaia e centinaia di anni trascorsi. La comunità ebraica all’interno dell’Iran ne è una dimostrazione vivente ed attuale.

    No l’intervento per Gabellini non mi è piaciuto, per l’esposizione, per l’amarezza che traspariva nel tracciare scenari. Non è stato il cinismo che traspariva nel rappresentare scenari ma la rassegnazione cosa proprio che on mi è piaciuta.

    Sono un umile e presuntuoso tuo lettore del libro sul multipolarismo e il libro è tra quelli in cui nel mio orizzonte li considero importanti.

    mar.te.lun.

  4. luigi cadamuro ha detto:

    Si, credo che questa ricostruzione del mondo meriti un nuovo libro.

  5. antonio martiradonna ha detto:

    Egr. dott . Fagan , mi fa piacere sapere che ha lavorato per l’ENI come me. Io ero semplicemente assistente di cantiere , specialista in macchinario e caldaie di grande potenza .Mi scusi , non ho capito benequanto ha voluto enfatizzare la conoscenza di mondo che ha quella gente , sia a livello elevato di cultura che a basso livello . Ma di chi parla ? Degli arabi , immagino? Non vanno in giro per il mondo loro, cioè le classi elevate e manageriali . Vada in Arabia Saudita dove c’è una eleganza nel vivere , una disciplina sociale una pulizia morale anche un pochino ipocrita , però sempre meglio della nostra ormai inesistente ; qui da noi la morale , l’etica individuale , quella dello Stato non esistono più . I Sauditi vanno in Egitto e a Dubai a fare le vacanze , perchè lì possono bere alcolici senza problemi . Siamo corrotti, in disfacimento, in putrefazione. Noi , ormai smidollati e senza nerbo , conosciamo gli arabi e gli africani poveracci, sottoproletari, gente che arriva in Italia e si da allo spaccio di droga. O no? Costoro scappano dalla miseria perchè sfruttati dai loro governanti , in accordo con i nostri neo colonialisti che stanno rapinando tutte le ricchezze custodite nel sottosuolo africano . I dittatori portano il denaro in Svizzera , Dubai e altri paradisi fiscali dove non ti chiedono ; da dove arrivano questi soldi ? Ok ? In Sierra Leone c’è oro , uranio ; poi altrove c’è cobalto , nichel ,rame , litio per le batterie : a derubare l’Africa ci pensano i russi , ora , e sopratutto i Cinesi . Perchè non pubblica articoli sullo sfruttamento dell’Africa , Libia e Algeria comprese? Sulla Micoperi costruita a Marghera furono installate due gru di 7000 tonn. di capacità di sollevamento ciascuna . per il montaggio delle piattaforme petrolifere . Erano fornite dalle REGGIANE di Reggio Emilia e mio fratello ci ha lavorato per un anno e mezzo . Tuttavia le dico. da quanto ho potuto trarre le conclusioni di più di 30 anni di vita spesa tra gli arabi , che non sono tutti uguali, che essi , non sono una nazione monolitica per quanti sforzi facciano i vari radicalizzati , ISIS ecc. ;in fondo in fondo ci invidiano , perchè noi abbiamo una libertà, anche se dimidiata e inquinata , che loro non hanno . Mi fa piacere discorrere con lei ; leggo i suoi articoli ma , p.f. , non mi domandi come e dove va il mondo , lo so bene . La saluto

    • pierluigi fagan ha detto:

      Il mio apprezzamento era per gli uomini ed i professionisti del mondo ENI, che ho avuto modo di conoscere professionalmente, a lungo e da vicino. Quanto all’Africa, sono l’unico della mia famiglia che non ci ha avuto a che fare, mia sorella ci è nata, mio padre ci è stato trenta anni (Somalia), mia madre era di Port Said (ma italiana), mia figlia ci lavora nella cooperazione int’le. Seguo le vicende del continente da sempre, ma non posso scrivere di tutto. Per ora, è un mondo su cui ho tanta speranza e faccio il tifo per loro sotto molti punti di vista.

  6. Paolo ha detto:

    Il mondo è complicato, la narrazione a volte lo complica di più. Non capisco, ma è un limite mio c’è solo Israele con Gaza che si affaccia sul Mediterraneo? Ad uno sguardo veloce vedo Libano (e i fenici erano antichi navigatori, come i filistei (popoli del mare)), vedo Siria, vedo l’Egitto, la stessa Turchia anelerebbe integrarsi in tali vie della seta e del cotone. La stessa Israele pensa davvero di riuscire a dominare questi spiriti commerciali arabi che così si farebbero dominare da quelli israeliti coi quali hanno sempre avuto a che fare, ma dai quali non vogliono farsi dominare? Forse la narrazione si fa facendo, dando una direzione più che programmando, visto che gli attori sono tanti, influenti e tutti determinati a non farsi mettere in un angolo.

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