DEMOCRAZIA O BARBARIE.

Buon libro questo della Brown. In particolare, mi piace il suo linguaggio, pulito, chiaro, attinente al discorso e poco indulgente allo svolazzo.

E mi piace o meglio riscontro, la sua struttura del discorso. Purtroppo, una buona parte del testo è dedicata alla analisi ravvicinata, simpatetica ma spesso critica, della famosa lezione di M. Foucault su Biopolitica al College de France 1978-79 (un caso di prescienza), nel quale però il francese -per primo-, individuò il nucleo inquietante di ciò che poi abbiamo imparato a conoscere come neoliberismo. Invero MF, individua un neoliberismo particolare, la versione sociale tedesca, ma lasciamo perdere. Brown gli fa le pulci e spesso coglie nel segno.

In sostanza, Brown individua una lotta ordinativa fondamentale per determinare il governo della società. L’ordinatore economico in versione estremista neoliberista o l’ordinatore politico in versione naturale quindi democratica. Homo oeconomicus vs Homo politicus. Tempo speso a lavorare e consumare, tempo speso ad interessarsi della gestione comune della società di cui siamo soci naturali.

Evita di entrare nei maggiori dettagli della versione democratica c.d. “diretta” o “delegata”, ma ribadisce che l’opposto del neoliberismo non è il socialismo o altra forma economica ma il ritorno del primato politico basato sulla prima persona.

Io non capisco perché nessuno mai ammetterebbe che la gestione di sé stessi sarebbe meglio affidarla ad altri, ma quando si parla si società non ha problemi invece a dirlo o sostenerlo convinto pure. Mi manda ai matti, non riesco proprio a capirne la logica.

A meno di non tornare al candore giovanile di chi, tra 18 e 22 anni, capì che c’è della volontarietà alla servitù e lo capì nel ‘500, Etienne de La Boétie. Si tratta allora non solo di una logica, ma anche di un sentimento umano. Lo stessa che faceva un po’ perdere il suo aplomb prussiano anche a Kant:

[Risposta alla domanda: che cos’è l’illuminismo? 1783] >>Pigrizia e viltà sono le cause per le quali tanta parte degli esseri umani, dopo che la natura li ha da lungo tempo liberati dall’altrui guida (naturaliter maiorennes), rimangono tuttavia volentieri minorenni a vita; e per questo riesce tanto facile ad altri erigersi a loro tutori. È così comodo essere minorenni! Se ho un libro che ha intelletto per me, un direttore spirituale che ha coscienza per me, un medico che valuta la dieta per me, ecc., non ho certo bisogno di sforzarmi da me. Non ho bisogno di pensare, purché sia in grado di pagare: altri si assumeranno questa fastidiosa occupazione al mio posto. A far sì che la stragrande maggioranza degli esseri umani (e fra questi tutto il gentil sesso) ritenga il passaggio allo stato di maggiorità, oltreché difficile, anche molto pericoloso, si preoccupano già quei tutori che si sono assunti con tanta benevolenza l’alta sorveglianza su di loro. Dopo averli in un primo tempo istupiditi come fossero animali domestici e aver accuratamente impedito che queste placide creature osassero muovere un passo fuori dal girello da bambini in cui le hanno ingabbiate, in un secondo tempo descrivono a esse il pericolo che le minaccia qualora tentassero di camminare da sole. Ora, tale pericolo non è poi così grande, poiché, con qualche caduta, essi alla fine imparerebbero a camminare: ma un esempio di questo tipo rende tuttavia timorosi e, di solito, distoglie da ogni ulteriore tentativo.<<

La messa a lucido della dicotomia: società ordinata dall’economico o dal politico? della Brown, porterebbe dritto-dritto a riformulare il titolo del famoso opuscolo della Rosa Luxemburg che per altro l’aveva tratto da Engels, nei Junius pamphlet, Chapter 1 – 1916, The crisis in the German social democracy. Non socialismo ma democrazia o barbarie.

L’ideologia può confondere e portare a pensare che l’opposto di una forma economica, sia un’altra forma economica. Con il capitalismo, peggio ancora col neoliberismo, non abbiamo solo una forma economica ma economico-politica-sociale e culturale ordinativa l’intera società con i comportamenti umani dentro.

L’opposto allora non è lo specchiato contrario economico ma nello specchiato contrario rovesciato, l’ordinatore economico vs quello politico. Tra l’altro non si capisce come coloro che invece pensano l’alternativa sia una forma economica pensino di praticarla se non declinandola in una precisa azione politica sulla cui metrica c’è mistero vago (Rivoluzione? Discesa dal Cielo? Elezioni di democrazia liberale con partitone che fa il 70% dei voti ed il giorno dopo dichiara il sorgere il Sol dell’avvenire? Ci libera un cavaliere bianco euroasiatico? Un Attila benevolo? Un Gengis Khan vestito da Winnie te Pooh socialista?).

Del resto, la linea capitalismo-neoliberismo è cultura barbara nel senso storico-antropologico delle antiche tribù degli angli e dei sassoni, gente libera senza città ed immersa nella natura avara e matrigna, senza poleis, non avvezze alla politica ed al conflitto di parola, ma a quello dello sventramento, squartamento, della barbarie, appunto. Trattasi del fatidico “scontro di civiltà” o tra “civiltà ed inciviltà”.

E qual è il simmetrico contrario del farsi ordinare dalla metrica economica se non ordinarsi in prima persona secondo la metrica politica? E qual è l’unica metrica politica che prevede la prima persona se non la democrazia? Ecco, quindi, la deduzione della categoria fondamentale del politico oggi: democrazia o barbarie, autonomia vs eteronomia.

Dovremmo proporlo come obiettivo di casa o cosa comune a tutti i dispersi critici, qualcosa su cui non possiamo che non esser d’accordo. Avremo poi tanti altri disparati fini ultimi, ma senza lo strumento per perseguirli, è inutile anche solo prenderli in considerazione, il mezzo viene prima.

E chi altro se non noi latino-mediterranei può calarsi naturalmente in questa battaglia epocale visto che poleis, politica e filosofia l’abbiamo inventata noi dalla nostra condizione geo-antropologica e culturale? Sembrerà strano a molti, ma o hai Aristotele nelle fondamenta dell’immagine di mondo o non ce l’hai ed hai solo Platone.

Dico Aristotele per dire incarnazione di un pezzo di tradizione e cultura umano sociale. Infatti, se studiate storia dei sistemi di idee (che poi era il nome dei corsi dell’archivista Foucault), scoprirete che Aristotele non arrivò mai in Inghilterra, non venne mai tradotto ed assunto, solo ostracizzato e vilipeso per le sue idee astronomiche (oddio, più che tutte sue degli scolastici parigini coi quali c’era odio da parte inglese). Arrivò e tanto Platone, sembrerà strano visto che uno è portato a pensare che gli inglesi siano dei pragmatici, ma sebbene effettivamente lo siano, altrettanto sono pitagorico-platonici con derive mistiche vedi Newton

Magari si può fare una pensata in comune di iniziativa politica e culturale di ispirazione attiva gramsciana, di questo posizionamento concettuale: DEMOCRAZIA o BARBARIE? Mi sembra una utile ultima trincea su cui appostarsi per la “guerra di posizione”. Mancano miei due lunghi articoli già scritti e da pubblicare nei prossimi giorni per chiarire meglio termini e contesti di analisi. Vedremo se si riesce a far del movimento mentale, lasciando il girello ed alzandosi sulle proprie gambe.

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Stralci da Brown (corretti con un po’ di Fagan):“…il neoliberismo, una forza peculiare di ragione che configura tutti gli aspetti dell’esistenza in termini economici, sta disfacendo elementi basilari della democrazia tra essi troviamo lessici, principi di giustizia, culture politiche, abitudini di cittadinanza, pratiche di governo e soprattutto immaginari democratici. La democrazia è rimpiazzata dalla plutocrazia il governo dei e per i ricchi che sta convertendo il carattere, il significato e il funzionamento degli elementi costitutivi della democrazia chiaramente politici in aspetti economici.” Non abbiamo più neanche “le parole per dirlo”.

“La democrazia che si dice sociale o liberale o repubblicana o rappresentativa o autoritaria o libertaria o anarchica o diretta o partecipativa o deliberativa o plebiscitaria o socialista andrebbe detta solo democrazia poiché è sistema a disposizione di ogni esito politico o interpretativo prevarrà o deciderà di darsi, ma che non può esser premesso pena il suo pervertimento funzionale.

“Oggi qualsiasi stato non allineato qualsiasi regime persegua un’altra strada si ritrova a fronteggiare crisi fiscali, downgrade credito, della valuta reti dei titoli, delegittimazione, bancarotta dissoluzione e fallimento nei casi più estremi.”

“Le università europee e nordamericane sono state trasformate in centri di formazione del libero mercato che produca valore di diseguaglianza intensificata, mercificazione e commercio, con influsso crescente delle Corporation sul loro stesso autogoverno accademico, in un vero processo di economizzazione. I cittadini sono diventati produttori, venditori, imprenditori, consumatori, e investitori. L’uomo economicus ha sterminato l’uomo politucus. Scompare il lavoratore e la sua forma collettiva cioè la sua classe, scompare ogni bene comune, il neoliberismo genera una condizione di politica privata e non più pubblica.”

Mancano istituzioni democratiche che sosterrebbero una cittadinanza democratica e di tutto ciò che nel migliore dei casi questa cittadinanza rappresenta una passione informata un dibattito rispettoso, una sovranità ambiziosa, un deciso contenimento dei poteri.”

“La “governance” rielabora la politica come sfera di gestione o amministrazione e l’ambito pubblico come un campo di strategie tecniche e procedure attraverso cui gruppi diversi tentano di rendere realizzabili i loro programmi. Le “best practice” sono i modelli cui tocca adeguarsi, il” benchmarking” fa da classifica di conformità. Tutto deve essere misurabile per ricevere investimento finanziario in cerca di riproduzione.” Misurano tutto, affogano nei dati, sognano il controllo comportamentale panottico in una versione rosa del totalitarismo, sì ma “liberale”.

“Anche il giuridico dà attivamente forma all’economico e naturalmente anche il militare. Tutto questo converge e rinforza la funzione ordinativa economica della società civile. Tutto deve diventare economico fondato sull’unità metodologica ovvero il “capitale umano”. (Rispetto la tradizione storica, questa volta il religioso s’è messo di traverso, citofonare al gesuita).

“Il capitale umano a cui è impossibile comprendere i problemi che devono affrontare i cittadini che così non possono anche solo scegliere con attenzione i loro rappresentanti o votare nei referendum o ancor meno partecipare a pratiche più dirette di governo condiviso. Il capitale umano è costretto a investire su sé stesso per contribuire la sua crescita o quantomeno evitare il suo deprezzamento e per farlo bisogna titolare gli input come l’istruzione, predire, adattarsi ai cambiamenti di mercato per le professioni, adattare l’alloggio la salute e la pensione e organizzare la vita sentimentale l’accoppiamento e le pratiche creative, il tempo libero, in modo da aumentare il valore. Il capitale umano decisamente non si preoccupa di acquisire la conoscenza e l’esperienza necessaria per una cittadinanza democratica intelligente.

Da qui io disfacimento del demos, lo sfarinamento dell’in comune, l’esplosione dell’ in mezzo in una ruota centripeta che schizza ognuno a periferie solitarie, l’aumento di diseguaglianze economiche, sociali e culturali. Già culturali. Ecco la precisa sintesi della filosofa di Berkeley:

>>La democrazia non esige un’assoluta uguaglianza ma non può sopravvivere al suo opposto, lo stesso vale per una cittadinanza istruita. La democrazia può non richiedere una partecipazione politica universale ma non è in grado di sopravvivere all’assoluta ignoranza del popolo riguardo le forze che determinano la sua vita e disegnano il suo futuro.<<

Fate partitini ridicoli, prostratevi davanti ai poveri perdenti e battetevi il petto, insorgete contro la presunzione borghese a cui pure appartenete (in genere), brandite il vessillo del “liberatore di popolo”, ma -mi raccomando- evitate di condividere con loro la cultura, dargli capitale culturale di modo decidano loro come emanciparsi.

Lo Stagirita non era democratico, tuttavia l’idea del giusto mezzo, della società dalle estremità contenute e convergenti una linea di equilibrio dinamico centrale, ne era la geometria trascendentale. O ce l’hai in immagine di mondo o hai piramidi, come i platonici anglosassoni che disegnano i dollari.

Democrazia o barbarie, la mia Maginot. Magari viene qualcun altro…?

Informazioni su pierluigi fagan

64 anni, sposato con: http://artforhousewives.wordpress.com/, due figli, un gatto. Professionista ed imprenditore per 23 anni. Negli ultimi venti e più anni ritirato a "confuciana vita di studio", svolge attività di ricerca multi-inter-transdisciplinare da indipendente. Il tema del blog è la complessità, nella sua accezione più ampia: sociale, economica, politica e geopolitica, culturale e filosofica. Nel 2017 ha pubblicato il libro: Verso un mondo multipolare, Fazi editore. Ogni tanto commenta notizie di politica internazionale su i principali media oltre ad esser ripubblicato su diverse testate on line. Fa parte dello staff che organizza l'annuale Festival della Complessità e pubblica su specifiche riviste di sistemica. Tiene regolarmente conferenze su i suoi temi di studio, in particolare sull'argomento "Mondo e complessità". Nel 2021 è uscito un suo contributo nel libro collettivo "Dopo il neoliberalismo. Indagine collettiva sul futuro" a cura di Carlo Formenti, Meltemi Editore. A seguire: "Europa al bivio. Tra radici e sfide" a cura di Vincenzo Costa, Marcianum press, 2024 Venezia e "L'era multipolare: competizione o cooperazione" a cura di Gabriele Germani, La Città del Sole, 2024, Napoli.
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2 risposte a DEMOCRAZIA O BARBARIE.

  1. lavandavandauga ha detto:

    La Democrazia è fragile se cade in mani sbagliate. Ci sono uomini che rimangono per tutta la vita minorenni, vero. E ci saranno sempre e in tutte le epoche. Ma è proprio per proteggere questa categoria che al di sotto di certi livelli non si deve arrivare. Essa dovrebbe rigida per assicurare una vita degna delle persone. Non è questione di assistenzialismo, è questione di civiltà o barbarie.

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